Relazione Arera, il punto sul gas

Con la presentazione del Collegio al Parlamento e al Governo della Relazione annuale 2022 sono stati anche pubblicati e sono scaricabili dal sito www.arera.it i due volumi della Relazione Annuale ARERA – l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente – sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta nel 2021.

Gli elementi contenuti nei due volumi (qui sintetizzati) riguardano l’anno solare 2021. Un quadro influenzato dalla ripresa post pandemia, poi evoluto sul finire dell’anno con i provvedimenti del Governo e nei primi mesi del 2022 a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.

Gas

Il 2021 ha visto un’importante ripresa dei consumi di gas a livello globale (+4,5%), con livelli superiori a quelli pre-Covid e giunti oltre la soglia dei 4.000 miliardi di m3 . L’aumento della domanda è conseguenza, soprattutto nel primo semestre, della ripresa dei consumi dell'industria e della produzione elettrica, nonché delle condizioni metereologiche che hanno determinato un maggior fabbisogno per riscaldamento. Su base annua, l’aumento è stato trainato dai consumi asiatici (+8,7% l’Eurasia e +6,4% l’Asia del Pacifico) e in particolare dalla della Cina (+12%), dovuta al rimbalzo della sua economia e ai crescenti impieghi del metano nei vari usi, oltre che da fattori climatici. Molto significativa anche la crescita della domanda in Russia (+10,9%), stabili invece gli impieghi negli Stati Uniti. Nell’Unione Europea a 27, dopo la diminuzione di quasi il 3% nel 2020, la domanda è cresciuta di 17 miliardi di m3 , per un rialzo del 4,3%, segnando il livello di consumo più elevato dal 2011 (412 miliardi di m3 ). Le cause di tali aumenti sono da ricercare nella ripresa delle attività economiche e in un maggior utilizzo del metano nella produzione elettrica, dovuto in questo caso anche alla riduzione della produzione eolica nel Nord Europa e a un minore ricorso a nucleare e carbone in Francia e Germania. Una primavera ritardata ha inoltre protratto i consumi per riscaldamento anche in Europa. Per quanto riguarda l’offerta, nel 2021 la produzione mondiale di gas è aumentata del 4,5%, crescendo in tutte le aree considerate tranne che in Europa (-3,3%) e nell’Unione Europea in particolare (-9,1%). L’Unione Europea, a seguito del forte rimbalzo dei consumi, ha fatto registrare un aumento delle importazioni del 3%, passando da 326,7 a 337,5 miliardi di m3 . La Russia, con il 45,3% del totale importato (quasi 155 miliardi di m3 ) è il principale fornitore dell’Unione Europea, in maggior parte tramite gasdotti; circa il 24% invece è giunto in Europa tramite GNL. Nel 2021, il principale fornitore di GNL alla UE sono gli Stati Uniti (22,3 miliardi di m3 ), seguiti da Qatar (16,3), Russia (16), L’UE ha coperto il fabbisogno 2021 anche attraverso un forte ricorso agli stoccaggi, entrati nella fase di erogazione autunnale con un livello di riempimento basso, pari al 77%, e hanno chiuso l’anno al 54%, in confronto rispettivamente al 95% e al 75% del 2020. Gli scambi sull’hub olandese TTF sono aumentati del 5% anno su anno, mentre la sua quota sul totale del commercio di gas europeo è salita dal 70% nel 2020 all'80% nel 2021. La quota delle borse sul totale dei volumi scambiati è passata dal 38% nel 2020 a poco più del 50% nel 2021. GAS: PREZZI IN AUMENTO SUI MERCATI. TTF HUB PIU’ IMPORTANTE. CONCORRENZA INTERNAZIONALE PER IL GNL, ASIA GRANDE ACQUIRENTE Il 2021 ha conosciuto uno straordinario rialzo dei prezzi europei e asiatici. In Europa, i record storici delle quotazioni spot e a breve termine sono stati ripetutamente infranti negli ultimi mesi del 2021. In seguito, verranno ulteriormente superati, dopo il 24 febbraio 2022, dopo l’invasione russa dell’Ucraina. In particolare, nel 2021, in Europa i prezzi spot all’ingrosso agli hub del gas sono in media annua più che quadruplicati rispetto al 2020. All’hub italiano PSV le quotazioni sono passate dai 19,8 €/MWh di gennaio ai 109,5 di dicembre (44,6 €/MWh in media annua). Andamento analogo si riscontra negli altri principali punti di scambio europei. Il TTF, primo hub europeo per dimensione degli scambi, liquidità e significatività dei valori, è salito da 19,3 €/MWh a inizio anno a 106,1 €/MWh a fine 2021 (in media annua 44 €/MWh). Le cause sono da attribuire a una combinazione di fattori: ripresa rapida dopo la pandemia; interrelazione tra mercati asiatici ed europei, in concorrenza per assicurarsi i volumi di GNL non legati a contratti a lungo termine; forte crescita della domanda asiatica trainata dalla Cina; volumi di GNL disponibili sul mercato globale minori di quelli attesi (per minore capacità di liquefazione e colli di bottiglia sulle rotte di trasporto); mancato riempimento degli stoccaggi europei; volumi delle esportazioni russe sui minimi contrattuali degli accordi di lungo termine e quasi cessata immissione da parte di Gazprom di volumi spot sul mercato europeo; effetti di una riduzione progressiva degli investimenti globali nell’upstream. Dopo il modesto aumento del 2020 (+0,4% vs. il 2019), nel 2021 il commercio internazionale di GNL ha registrato una crescita del 4,5%, per un volume di 372,3 miliardi di m3 . Lato domanda, a livello regionale, la ripresa è stata disomogenea e ha interessato maggiormente l’Asia, che ha registrato un +7%, assorbendo una quota del 73,2% (+2 punti percentuali rispetto al 2020) del commercio internazionale. A trainare l’aumento è stata soprattutto la Cina che con quasi 80 miliardi di m3 (+15% sul 2020) ha superato come primo importatore mondiale il Giappone, che invece ha fatto rilevare volumi stabili rispetto all’anno precedente.

Nel 2021 il consumo netto di gas naturale è aumentato di 5,6 miliardi di metri cubi, attestandosi a 74,1 miliardi di metri cubi (+8,1% rispetto al calo record del 2020). I consumi del settore industriale sono cresciuti del 9,7% e quelli della generazione termoelettrica del 5,8%. ‘Commercio e servizi’, il settore che più aveva sofferto per le restrizioni effettuate durante la pandemia, è tornato ai livelli del 2019, segnando un +6,3%. Altrettanto è accaduto per i consumi di gas legati ai trasporti, che sono tornati sui livelli pre-Covid, anche nel settore domestico i consumi aumentano del 10,9%. Nel 2021 minimo storico anche per la produzione nazionale, crollata del -16,7% rispetto al 2020, che già aveva subito una pari riduzione. Sono stati complessivamente estratti 3,3 miliardi di metri cubi di gas naturale: 1,87 miliardi dal mare e 1,6 dai campisituati in terraferma. Il grado di dipendenza dell’Italia dalle forniture estere è salito al 93,5% (dal 92,8% del 2020.). Eni controlla meno del 70% della produzione, dal 71,6% dell’anno precedente, a distanza il gruppo Royal Dutch Shell al 16%. Nel 2021 l’Italia ha importato 6,6 miliardi di metri cubi di gas naturale in più rispetto al 2020: le importazioni lorde sono infatti salite a 73 miliardi di metri cubi, evidenziando un incremento del 9,9%rispetto al 2020. Si è fatto un maggiore ricorso agli stoccaggi e a fine anno i prelievi sono risultati di 1.591 milioni di metri cubi superiori alle immissioni (erano 1.076 milioni di metri cubi nel 2020). Il gasdotto TAP, entrato a regime nel suo primo anno di funzionamento ha condotto in Italia 7,2 miliardi di metri cubi, portando l’Azerbaigian al terzo posto nella classifica dei paesi da cui importiamo gas dopo Russia e Algeria. Nel 2021, quindi, il peso della Russia tra i paesi che esportano in Italia è diminuito al 40% (era al 42,9% nel 2020), mentre la quota dell’Algeria è risalita dal 22,8% al 30,8%. Al terzo posto per importanza, come detto, si è posizionato l’Azerbaigian con una quota del 9,9%. Nella classifica vi sono poi: il Qatar, da cui arriva il 9,4% del gas complessivamente importato in Italia (10,5% nel 2020), seguito dalla Libia, al 4,4% e dalla Norvegia al 2,7% (era al 10,4% nel 2020). L’incidenza delle importazioni dal Nord Europa (cioè da Norvegia e Olanda insieme) si è quindi fortemente ridotta dall’11,8% al 3,1% nel 2021. Dei 73 miliardi di m3 di gas importato in Italia, 9,9 miliardi di m3 sono giunti via nave. Accanto alle tradizionali – e maggioritarie – provenienze dal Qatar e dall’Algeria che insieme incidono per l’82% di tutto il GNL importato, nell’importazione via nave degli ultimi anni stanno assumendo importanza altri paesi: in primis dagli Stati Uniti, divenuti molto significativi dal 2019, e dalla Nigeria, i cui quantitativi stanno aumentando da tre anni. Eni rimane al primo posto delle imprese importatrici, con una quota di mercato del 48,4% (47,3% nel 2020). L’aumento delle importazioni di Eni (+15,8%) è di poco superiore a quella evidenziata dal totale delle importazioni nazionali. Insieme i primi tre importatori hanno approvvigionato il 72,4% del gas entrato nel mercato italiano (era 76,1% nel 2020). I volumi di gas esportato sono quintuplicati rispetto al 2020, salendo da 316 milioni di m3 a 1,5 miliardi di m3 . L’incremento delle esportazioni, che si è manifestato specialmente nell’ultimo trimestre dell’anno, è stato favorito da una situazione che allora vedeva un’abbondanza di gas e ha reso il gas italiano più conveniente rispetto a quello acquistabile al TTF.

Nel settore della vendita, su un totale di 485 imprese attive (-+22 rispetto al 2019) soltanto 30 (il 6,2%, come nel 2020) ha venduto oltre 300 milioni di metri cubi, coprendo l’83,7% di tutto il gas acquistato nel mercato al dettaglio. Nel 2021 il livello della concentrazione nel mercato della vendita finale è leggermente diminuito. I primi tre gruppi controllano il 43,4%, mentre nel 2020 la quota era pari al 43,7%. Considerando i primi cinque gruppi, la porzione di mercato servita resta praticamente stabile al 53,9% (contro il 53,8% del 2020). La quota del gruppo Eni, infatti, diminuisce di un punto percentuale rispetto al 2020, passando dal 18,4% al 17,1%, perché le vendite del gruppo sono cadute di quasi mezzo miliardo di metri cubi (-4,4%). Al contrario, le quote dei gruppi Edison ed Enel sono leggermente cresciute: dal 13,5% al 13,9% nel caso di Edison e dall’11,8% al 12,4% nel caso di Enel. Ciò grazie a un risultato nelle vendite di entrambi i gruppi nettamente positivo. Nel 2021 la quota delle famiglie che hanno acquistato il gas nel servizio di tutela è scesa 36,8%; nel 2020 era risultata pari al 39,6%. Il numero di clienti che ha cambiato fornitore nell’anno solare 2021 è stato di circa 2,8 milioni, con una percentuale di switching risultata complessivamente pari all’11,6% (dal 10,1% del 2020) e corrispondente a una porzione di volumi del 13,4% (era 13,2% nel 2020). I cambiamenti di fornitore dei consumatori domestici nel 2021 si sono ampliati di un punto percentuale, confermando e anzi accrescendo la già significativa vivacità registrata dal 2018, dopo un certo numero di anni nei quali si era un po’ attenuata.

Anche nel 2021 i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani, comprensivi di oneri e imposte, sono stati più alti della media dei prezzi dell’Area euro per tutte le classi di consumo. Per la prima classe di consumo (< 520 m3 /anno), in particolare, si è registrato un lieve aumento dei prezzi lordi, +11% rispetto all’Area euro (era +10% nel 2020). Per la classe dove si presenta la quota maggiore del totale dei consumi domestici (la classe 520-5.200 m3 /anno con il 71,8% dei consumi), si riduce di poco il divario con la media dei prezzi lordi dell’Area euro, passando al +12% (era il +13%). Per la classe oltre 5.200 m3 /a (perlopiù riscaldamenti centralizzati) il valore è stato invece del +21%, in aumento rispetto al +15% dell’anno precedente. In termini di prezzi netti il differenziale con l’Area euro è aumentato per tutte le classi di consumo. La componente oneri e imposte cala invece per tutte e tre le classi, confermandosi in particolare più bassi rispetto all’Area euro per la prima classe. Gli aumenti dei prezzi netti hanno di conseguenza molto contribuito, in Italia, a quelli dei prezzi lordi, mentre nell’Area euro sia l’aumento dei prezzi netti che le variazioni delle imposte hanno concorso alla crescita dei prezzi lordi. Guardando al confronto con i principali paesi europei, il prezzo italiano per la classe di consumo più bassa (129,38 c€/m3 ), comprensivo delle imposte, rimane inferiore, come in passato, solo a quello francese. Nella seconda classe di consumo il prezzo italiano (90,30 c€/m3 ) non è quello più elevato come nel 2020, risultando superato dal prezzo praticato in Spagna. Il prezzo italiano (86,01 c€/m3 ) si conferma invece il più alto, come in passato, nella terza classe di consumo. I prezzi più convenienti rimangono, in tutte le classi, quelli tedeschi. La componente oneri e imposte si conferma più alta nel nostro Paese per le classi a maggiori consumi, sebbene con un forte calo dei differenziali positivi, soprattutto rispetto alla Germania, che negli anni passati era il paese che in queste classi applicava le imposte più basse e si trova invece nel 2021 a essere seconda solo all’Italia. Nella prima classe la componente fiscale italiana, che nel 2020 era superiore solo a quella tedesca, scende fino a divenire quella più bassa.

Nel 2021 i prezzi italiani del gas per i clienti industriali sono risultati inferiori a quelli dell’Area euro in tutte le classi eccetto che nella prima (consumi inferiori a 26.000 m3 /anno), dove continuano a essere quelli più alti, con differenziali positivi pari al +13% a fronte di un +14% nel 2020. Nelle classi I3 e I4 (per consumi da 260.000 m3 a 26 milioni di m3 all’anno) i differenziali sono invece pari al -13% (rispettivamente -9% e -8% nel 2020). Per la classe di consumo I2 (da 26.000 fino a 260.000 m3 /anno) il differenziale, nullo nel 2020, è divenuto negativo, seppur debolmente, in quanto pari al - 1%. Il differenziale per la classe a più alti consumi (cioè con consumi annui compresi tra 26 e 104 milioni di m3 ), dopo aver assunto valori pari al +2% che nel 2020, è tornato a essere negativo e pari al -9%, Per quanto riguarda i prezzi netti, i differenziali sono invece tutti positivi, con valori medi pari al 5% (6% nel 2020) Nel confronto con i principali paesi europei la situazione continua a essere variegata: rispetto alla Germania i prezzi della prime due classi si confermano più elevati, con differenziali positivi però in continuo calo (dal +33% nel 2020 al +25% nel 2021 e dal +13% al +8%), mentre per le altre classi aumenta la convenienza dei prezzi italiani, con differenziali negativi in ampliamento e compresi tra il -11% e il -17%.