Relazione Arera, il punto sul servizio idrico

Con la presentazione del Collegio al Parlamento e al Governo della Relazione annuale 2022 sono stati anche pubblicati e sono scaricabili dal sito www.arera.it i due volumi della Relazione Annuale ARERA – l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente – sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta nel 2021.

Gli elementi contenuti nei due volumi (qui sintetizzati) riguardano l’anno solare 2021. Un quadro influenzato dalla ripresa post pandemia, poi evoluto sul finire dell’anno con i provvedimenti del Governo e nei primi mesi del 2022 a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.

Servizio idrico

Nel corso del 2021 sono proseguite le istruttorie per l’approvazione delle predisposizioni tariffarie per il terzo periodo regolatorio. In questo contesto, le approvazioni delle proposte tariffarie per il quadriennio 2020-2023 deliberate dall’Autorità, alla data del 30 aprile 2022, hanno riguardato complessivamente 91 gestioni, interessando 34.533.179 abitanti (60% della popolazione nazionale). Si rileva che, a livello nazionale, la variazione media dei corrispettivi applicati all’utenza, rispetto all’anno precedente, risulta del 2,79%, e, dunque, al di sotto dei limiti di prezzo fissati dall’autorità, pur in presenza dell’avviato percorso di miglioramento della qualità del servizio idrico integrato. Con riferimento al terzo periodo regolatorio, i programmi degli interventi trasmessi all’Autorità portano a quantificare, per il quadriennio 2020-2023, una spesa per investimenti da finanziare attraverso tariffa, in termini pro capite, pari a circa 200 €/abitante a livello nazionale, con valori più elevati al Centro, pari a 278 €/abitante. Considerando anche le previsioni in ordine alla disponibilità di finanziamenti pubblici per la realizzazione di infrastrutture idriche, gli investimenti programmati per il quadriennio 2020-2023 risultano, in termini pro capite, pari a 263 €/abitante a livello nazionale (corrispondenti a una spesa annuale per investimenti di 65,8 euro/abitante). Estendendo l’analisi sulla base della popolazione residente nel Paese, la spesa per investimenti, in termini assoluti, inclusa la disponibilità di fondi pubblici, ammonta a 15,6 miliardi di euro per il quadriennio. Da considerare che il fabbisogno qui rappresentato non tiene ancora conto del potenziale impulso che potrebbe derivare dalle politiche di pianificazione e di sostegno agli investimenti infrastrutturali nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le verifiche compiute con riferimento ai costi delle immobilizzazioni computati in tariffa hanno confermato i generali miglioramenti nella capacità di realizzazione degli investimenti programmati, già evidenziati nella passata edizione della Relazione annuale. Il tasso di realizzazione è risultato infatti il 97% per il 2018 e il 94,5% per il 2019.

Con riferimento ad un campione di 93 gestioni (che erogano il servizio a circa 39 milioni di abitanti), si rileva che, per l’annualità 2021, la spesa media annua sostenuta da un’utenza domestica residente tipo (famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3), ammonta a 322 euro/anno a livello nazionale, con un valore più contenuto nel Nord-Ovest (239 euro/anno) e più elevato nel Centro (397 euro/anno), area quest’ultima in cui i soggetti competenti hanno programmato, per il periodo 2020-2023, una maggiore spesa pro capite per investimenti da finanziare attraverso tariffa. Considerando le diverse voci che compongono la bolletta degli utenti domestici, per consumi annui di 150 m3 , il 39,5% circa della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 127,3 euro/anno. La spesa media nazionale per i servizi di fognatura e depurazione ammonta, rispettivamente, a 41,7 euro/anno (12,9% del totale) e a 95 euro/anno (29,5%). Inoltre la quota fissa pesa il 9% e altrettanto pesano le imposte (9%). In linea generale, dall’analisi dei dati emerge un avanzamento nel processo di miglioramento complessivo per gli indicatori di qualità tecnica individuati dall’Autorità e una lieve ma stabile crescita del numero di gestori per i quali viene svolta periodicamente dagli Enti di governo dell’ambito la ricognizione dei dati infrastrutturali e di qualità, anche con riferimento alle gestioni localizzate nell’area geografica del Sud e delle Isole. Più nello specifico, dalla ricognizione dello stato delle infrastrutture sulla base degli ultimi dati tecnici disponibili (riferiti al 2021), è emerso, a livello nazionale: un valore delle perdite idriche lineari mediamente pari a 17,2 mc/km/gg, nonché un valore medio delle perdite idriche percentuali pari al 40,7% (era il 41,2% nel 2019). Si rilevano valori di perdite più contenuti al Nord e valori medi più elevati al Centro e nel Sud e Isole, dove poco meno della metà della risorsa idrica immessa nei sistemi di acquedotto viene dispersa. Per quanto riguarda le Interruzioni del servizio (la cui attivazione ai fini dell'applicazione del meccanismo di incentivazione è prevista a partire dall'anno 2020), il valore è fortemente condizionato da situazioni critiche a livello territoriale (specie nel Sud e Isole). In particolare,si osservano numeri bassi nel Nord Ovest (0,71 ore/anno) e nel Nord Est (0,64 ore/anno), superiori nel Centro (6,92 ore/anno) e più elevati nel Sud e Isole13 (171,41 ore/anno); i dati più critici sono riferibili a gestioni collocate nelle regioni Abruzzo e Sicilia. Rispetto ai dati precedenti, è stata comunque registrata una riduzione media delle interruzioni pari al 31%. L’analisi del fabbisogno di investimenti (al lordo dei contributi) per il periodo 2020-2023 a livello nazionale conferma la concentrazione degli sforzi dei gestori al contenimento del livello di perdite idriche, che pertanto risulta obiettivo prioritario nelle scelte di pianificazione degli Enti di governo dell’ambito. Complessivamente le risorse destinate agli interventi per il miglioramento delle perdite costituiscono circa il 22% del fabbisogno totale del campione per il quadriennio 2020- 2023, valore sostanzialmente in linea con quello rilevato nel biennio 2018-2019. Seguono gli investimenti per il miglioramento della qualità dell’acqua depurata e per l’adeguamento del sistema fognario, (in particolare nell’ottica di minimizzare gli allagamenti e sversamenti da fognatura), che si attestano rispettivamente al 18,1% ed al 13,9%, mentre diminuisce lievemente l’incidenza del peso degli interventi per ridurre le interruzioni idriche, che arriva al 13,5% del fabbisogno totale. Analizzando la distribuzione degli investimenti per area geografica, emerge l’impatto nelle aree del Sud e delle Isole degli interventi finalizzati al superamento delle infrazioni comunitarie nei servizi di fognatura e depurazione. In termini generali di servizio, nel Nord-Ovest e nel Sud e Isole è stato espresso un maggiore fabbisogno nelle attività di fognatura e depurazione, mentre nel Nord-Est e nel Centro vi è una netta prevalenza di investimenti nell’attività di acquedotto. L’area nella quale si concentra la quota maggiore di investimenti per la riduzione delle perdite è quella del Sud e Isole (circa un quarto del fabbisogno totale), seguita dal Centro, mentre nel Nord-Ovest il fabbisogno di investimenti destinato all’adeguatezza del sistema fognario si colloca abbondantemente sopra la media, e, insieme al miglioramento della qualità dell’acqua depurata supera le risorse allocate al macro indicatore M1 (alla riduzione delle perdite).

Si conferma ancora l’esistenza, nel Paese, di un water service divide, con valori dei parametri tecnici che tendono generalmente a rappresentare situazioni di maggiore criticità in corrispondenza dell’area Sud e Isole.