Dopo il primo maggio viene il poi!

Il primo Maggio il Presidente Mattarella, per dovere costituzionale, dice quel che si deve dire: "Il lavoro è fondamento della Repubblica. La Repubblica non potrebbe vivere senza il lavoro. Sarà il lavoro a portare il Paese fuori da questa emergenza”.

Già, il lavoro fonda, sul piano costituzionale, la Repubblica; quella struttura politico/istituzionale che deve garantirlo.

Oggi, dentro quest’emergenza, per quale lavoro si deve invocare il rispetto del mandato costituzionale?

Quello impiegato nella produzione di beni e servizi, ficcato dentro un mercato del lavoro globale contratto dall’automazione, digitalizzato nei processi e dal sovraffollarsi della Domanda di chi cerca lavoro, migrata da ogni dove.

Quello impiegato nell’esercizio di consumo che, con l’acquisto, genera i 2/3 della ricchezza; consumando l’acquistato fa ri-produrre, creando occupazione; spinge il ciclo, da’ continuità alla crescita economica. Lavoro, si; quello esercitato da tutti, non riconosciuto né retribuito!

Bene tocca prendere al volo la speranza del Presidente: "L'Italia ha bisogno, anche oggi, di nuove generazioni di costruttori, facciamo appello a loro”.

Presidente mi consenta l’ardire. Nell’economia dei consumi le nuove generazioni son le stesse misconosciute di prima, quelle che la crescita la fanno con la spesa. Così generano reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa.  Tocca allocare la ricchezza così generata per remunerare chi, con la spesa crea lavoro e lo remunera, remunerando tutti, pure quelli del capitale.

Dunque, a 74 anni dalla scrittura costituzionale, quando del Lavoro si invoca il rispetto, occorre fare di necessità virtù tenendo insieme quello nella produzione, affannato dagli anni e quello svolto nel consumo; un ricostituente, questo nuovo lavoro, che ri-genera il primo e ancor più lo remunera!

Essì, svolto dalla stessa Gente tosta che fa tutto il possibile, senza manco avere una giornata che la rammemori ma potrebbe ridare lustro a quella ammaccata dell’antico Maggio.

NB. A quei politici, a cui parrebbe di poter scorgere il modo per poter andare oltre gli interessi contrapposti tra capitale e lavoro, scorgano; scorgano pure. Scorgano pure come fare norma perchè a questa Gente che spende arrivi adeguato ristoro, per il servizio reso e la ricchezza generata. Si, Signori, poiché se questi perdono l’abbrivio fanno danno a tutti, ancor più a quegli “interessati” che vi hanno eletto.

 

Mauro Artibani, l'economaio