Codici: la risposta ai rincari nel settore alimentare non è depotenziare l’Agcm

Gli effetti della guerra in Ucraina si fanno sentire in maniera sempre più pesante.

Il conflitto in corso sta producendo una serie di conseguenze che, alla fine, ricadono sui consumatori, già duramente provati dalla pandemia. È per queste ragioni che l’associazione Codici torna a lanciare un appello affinché vengano adottati provvedimenti in grado di arginare i continui rincari, in alcuni casi frutto di speculazioni.

“La situazione è estremamente delicata – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – ed i consumatori rischiano di pagare un conto salatissimo. La questione energetica e l’aumento dei prezzi si sta traducendo in un incremento rilevante dei costi dei prodotti alimentari. Gli agricoltori pagano l’aumento di carburante, fertilizzanti ed energia, i produttori devono sostenere spese maggiori per acquistare prodotti agricoli e imballaggi. E così dalla Banca Mondiale prevedono che i prezzi del comparto alimentare saliranno quest’anno del 23% su una media mondiale, sulla scia del +31% del 2021. È chiaro che i consumatori faticano a reggere una situazione del genere, in cui si inserisce un aspetto tutt’altro che secondario. Ci riferiamo alle pratiche commerciali scorrette, ai tentativi dei grandi produttori di scaricare sui consumatori i costi della crisi geopolitica. Dal Parlamento, al riguardo, è arrivato un pessimo segnale. Al Senato è in discussione la legge di delegazione europea, che prevede di attribuire all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato più poteri sanzionatori, innalzando l’attuale tetto di 5 milioni di euro. Con l’approvazione di quattro emendamenti, invece, sono state spuntate le armi dell’Antitrust. A nostro avviso è un errore gravissimo. La strada da intraprendere è un’altra ed è quella di incrementare gli strumenti a disposizione dell’Agcm per tutelare i consumatori”.