Sos pericolo split

Per due inverni, il 2018 e il 2020, si sono verificati episodi meteo-climatici che, ancora una volta, hanno  dato spazio ai soliti negazionisti del riscaldamento terrestre.

Sono questi episodi a forti abbassamento di  temperatura e a forti e inusuali nevicate su gran parte dell’’Europa continentale su parte dei rilievi  dell’Italia centro nord. anni: <” Ma dov’è il grade riscaldamento planetario? Come giustificare ‘sto freddo  e ‘ste forti nevicate? “> I soliti commenti da osteria sentiti tra dicembre e gennaio scorsi. A quel punto  per noi del Comitato Scientifico di AK ci è sembrato doveroso inviare alle redazioni dei giornali  soprattutto del nord Italia una serie di comunicati che spiegavano il fenomeno delle forti nevicate già a  quote collinari soprattutto sulle regioni settentrionali. 

Il breve servizio che segue è apparso sul nostro notiziario di gennaio 2021, che riportiamo qui:

L’effetto serra pare voglia anche in quest’inverno del 2021 riproporci quello che accadde tra gennaio e  febbraio del 2018, ossia eccezionali ondate di gelo sul Mediterraneo. E’ di questi giorni la preoccupazione  dei nostri meteorologi che temono il verificarsi di un altro split, ossia la rottura del Vortice Polare che  potrebbe determinare ondate di gelo per tutto l’emisfero settentrionale.

Entriamo allora nel merito della questione: va subito chiarito che “la macchina” meteo-climatica è molto  complessa, essa dipende da fattori esterni come l’energia solare e da elementi interni quali il rilascio di  calore da parte degli oceani e il riscaldamento o raffreddamento della bassa, media ed alta atmosfera,  ecc. ecc. Comunque è ormai un fatto acquisito quello dei gas serra che hanno la capacità di intrappolare i  raggi solari altrimenti destinati a tornare nello spazio. Sul fenomeno dell’Effetto Serra, sappiamo tutto e,  quindi, non vogliamo dilungarci oltre, entriamo invece direttamente nella questione del cosiddetto split.  

In questa illustrazione possiamo notare la suddivisione dell’atmosfera terrestre in Troposfera e  Stratosfera, oltre a ciò possiamo notare una specie “di corona” che ruota sopra il Polo Nord. Si tratta di  correnti stabili circolatorie che ruotano intorno all’asse polare in senso antiorario nella Troposfera e che  rappresentano il Vortice Polare. Difficilmente questo movimento circolare si scompone a meno che dalla  Stratosfera si manifesti una forza di rottura verso lo strato inferiore dell’atmosfera che può scompaginare  il vortice polare e deviare le sue correnti fredde più a sud del pianeta. Ed è questo quello che si teme. La  stratosfera, “grazie”, si fa per dire, al fenomeno dell’effetto serra, si è riscaldata in maniera anomala,  fenomeno questo conosciuto come stratwarming, dilatandosi fino ad interferire con il vortice polare al  punto da poterlo indebolire e “fratturarlo” completamente (split) in uno o due lobi secondari che così  possono scendere fino alle basse latitudini. Queste correnti passando per la Siberia si possono  ulteriormente “caricare” di freddo intenso e così piombarci addosso con tutte le conseguenze che  conosciamo. 

I meteorologi e gli scienziati del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) confermano le  nostre preoccupazioni e anzi aggiungono:  

“Un rallentamento del Vortice Polare di solito si traduce in una minore tensione del flusso zonale, quello  che per intenderci dall’Atlantico soffia costantemente – o quasi – verso est. La minore tensione apre le  porte a ondulazioni più o meno vivaci e quindi ad assalti ciclonici – spesso freddi – in direzione sud.” Ci auguriamo, comunque, che oltre alle preoccupazioni per una pandemia impensabile solo un anno fa,  non si debbano aggiungere altri problemi come fenomeni meteo negativi come accadde tra gennaio e  febbraio del 2018.

 

di Filippo Mariani