Cibi importati dall'estero in parte contaminati da fitofarmaci

Non di rado si legge di alimenti che vengono tolti dal commercio: la prima reazione è di collegare questi fatti all'inquinamento ambientale del nostro tempo.

Il problema ha in effetti anche un'altra faccia collegata alla sicurezza della produzione che può essere garantita anche in condizioni ambientali non ideali e questo avviene in genere in Europa. Ed allora gli interventi di proibizione di accesso al mercato riguardano soprattutto i cibi importati, come di recente denunciato dall'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare. Si tratta di alimenti assai comuni come i peperoncini piccanti provenienti dalla Repubblica Dominicana e dall'India, il riso del Pakistan, i melograni della Turchia, il té cinese, i fagioli secchi del Brasile, le olive Egiziane, cibi peraltro che godono del dazio zero da parte dell'UE.

Le contaminazioni più frequenti riguardano insetticidi e pesticidi, alcuni dei quali non più autorizzati a circolare in Italia, ma ancora diffusi in diversi Paesi del Sud del mondo. Sia la Corte dei Conti Europea che la nostra Coldiretti hanno espresso preoccupazione per le mancanze di garanzie per i cittadini con i conseguenti rischi per la salute. La prima difesa viene dall'obbligo imposto con un recente Decreto per ogni confezione alimentare di natura diversa di indicare in etichetta il Paese di origine. La vera domanda dei cittadini non può che essere che tutti i prodotti che entrano nel territorio nazionale ed europeo siano altrettanto sicuri di quelli prodotti localmente.

 

A cura del Prof. Luigi Campanella (Docente Università La Sapienza, Vicepresidente di AK e Presidente Commissione Scientifica di AK)